Uno strumento finanziario è un contratto (o bene negoziabile) che rappresenta per le parti coinvolte un credito, un debito o un diritto patrimoniale/amministrativo (nel caso di strumenti finanziari partecipativi).
Il TUF (Testo Unico della Finanza) riporta un ricco elenco di prodotti che rientrano nella definizione di strumento finanziario; tuttavia, in questo articolo si analizzano i principali: le obbligazioni le azioni ed i derivati.
1. Le Obbligazioni
1.1 Le obbligazioni: definizione e tipologie
Le obbligazioni sono titoli emessi da un soggetto (emittente) per raccogliere risorse finanziarie; tali strumenti attribuiscono al compratore il diritto a ricevere, alla scadenza del titolo, l'importo versato maggiorato di un interesse (l'interesse è usualmente corrisposto in modo periodico ed è definito cedola). L'emittente assume il ruolo di debitore nei confronti di chi acquista il titolo (creditore).
Il tasso di interesse è il prezzo che l'investitore riceve per aver prestato denaro all'emittente, in base al tipo di tasso di interesse è possibile distinguere le obbligazioni a tasso fisso e a tasso variabile. Nel primo caso l'interesse viene fissato al momento della stipula e rimane costante per tutta la durata del contratto; nel secondo, invece, il tasso è legato all'andamento di un parametro di natura finanziaria e si modifica tempo per tempo in relazione alle dinamiche di mercato (inflazione, scelte di politica monetaria, sentiment di mercato…).
Le obbligazioni si distinguono anche in base al soggetto che le emette. Se l'emittente è una banca o una società si parla di "Obbligazioni societarie" mentre se è uno Stato le obbligazioni assumono il nome di "Titoli di stato" o "Obbligazioni governative" (come i Treasury Bond negli Stati Uniti o i BTP in Italia).
1.2 I rischi legati all'investimento obbligazionario
L'investimento obbligazionario, comunemente inteso come "più sicuro" rispetto agli altri strumenti finanziari, così come tutti gli investimenti è caratterizzato da un certo grado di rischio: molte variabili possono influenzare il rendimento conseguibile, generando diverse tipologie di rischio come il rischio di credito, di tasso e di liquidità.
Il rischio di credito dipende dall'affidabilità del debitore, ovvero dalla sua capacità di rimborsare il capitale prestato dal creditore comprensivo dell'interesse maturato. Tale rischio viene misurato dalle agenzie di rating, le quali espongono un giudizio sul merito creditizio della società emittente.
Il rischio di tasso di interesse è legato alla relazione inversa che esiste tra il prezzo di una obbligazione e il tasso di interesse: ad esempio, a seguito di una riduzione dei tassi il prezzo delle obbligazioni tende ad aumentare. Questo meccanismo avviene per uniformare l'appetibilità delle obbligazioni emesse in periodi di tassi diversi.
Il rischio di liquidità sussiste in quanto alcuni titoli sono più facilmente convertibili in denaro di altri, ciò può dipendere sia dalla durata dello strumento finanziario (il livello di liquidità aumenta al diminuire della durata residua dell'obbligazione) sia dalle caratteristiche dell'emittente e del mercato in cui il titolo è collocato.
1.3 Caso pratico
Supponiamo che l'azienda "Alpha Spa", per finanziare un nuovo progetto di 2.000.000 di euro, decida di collocare nel mercato 2.000 titoli obbligazionari. Ciascun titolo ha un valore nominale di 1.000 euro ed è previsto un tasso di interesse annuo pari al 3% (per ogni obbligazione la cedola annuale ammonta a 30 euro). La scadenza dell'obbligazione è fissata a 5 anni.
L'investitore che sottoscrive 5 obbligazioni dell'azienda "Alpha Spa" (acquista la singola obbligazione per 1.000 euro) ogni anno riceverà delle cedole pari a 150 euro (il valore della cedola moltiplicato per il numero di obbligazioni sottoscritte). Alla scadenza, dopo 5 anni, gli verrà restituito il capitale inizialmente versato unitamente all'ultima cedola.
2. Le azioni
2.1 Le azioni: definizione e tipologie
Il capitale sociale di una società per azioni (Spa) è suddiviso in quote di egual valore: le azioni.
Le Spa collocano le azioni nel mercato per finanziare la propria attività di impresa. Il soggetto che sottoscrive il titolo (azionista) non è un creditore della Spa, come nelle obbligazioni, ma un "socio", vale a dire il titolare di una quota della società (proporzionale al valore delle azioni possedute).
Il socio ordinario ha dei diritti sia di carattere amministrativo che patrimoniale: può partecipare e votare nelle assemblee, beneficiare dei dividendi se distribuiti (porzione di utile), consultare i libri sociali e impugnare le delibere assembleari.
Ad ogni modo, il Codice civile consente alle Spa di mettere in circolazione particolari categorie di azioni che si contraddistinguono da quelle ordinarie per via dei diritti che incorporano (azioni di risparmio, azioni a voto limitato o maggiorato, azioni privilegiate…).
2.2 I rischi legati all'investimento azionario
Il valore di un titolo azionario dipende specialmente dalle dinamiche di domanda e offerta: il prezzo di un'azione cresce quando le persone che vogliono acquistare quel titolo sono di un numero maggiore rispetto a quelle che lo vogliono vendere (la domanda è maggiore dell'offerta). Diversamente, il valore del titolo scende quando poche persone sono disposte ad acquistarlo.
I fattori che influenzano la domanda delle azioni sono sia di carattere macroeconomico che specifico (dipendono dalle caratteristiche dell'emittente).
Nel primo caso, gli eventi che impattano sull'intero mercato finanziario (ad esempio l'inflazione, le guerre e le crisi economiche) possono portare a ribasso il valore delle azioni; gli investitori, influenzati dal clima negativo, tendono a sfiduciare l'investimento. Dall'altro lato, gli elementi che caratterizzano l'emittente come le scelte strategiche, la governance, l'abilità del management, incidendo sui risultati economici, contribuiscono a determinare il prezzo dell'azione (quando un'azienda conclude l'anno in negativo i titolari delle azioni sono incentivati a dismettere il titolo).
Anche le notizie, negative o positive, sulle società e la tendenza di settore (settore a ribasso o a rialzo) incidono sull'andamento dei titoli azionari.
2.3 Caso pratico
Supponiamo che la società "Alpha Spa" abbia un capitale sociale di 1.000.000 di euro suddiviso in 100.000 azioni. Ogni azione ha un valore nominale di 10 euro.
Immaginiamo che un investitore acquisti 100 azioni della società "Alpha Spa" per un valore di 1.000 euro. L'investitore, che ha acquistato le azioni della società, assume il ruolo di azionista nei confronti della stessa; ossia, è titolare dello 0,1% della società "Alpha Spa" e può esercitare i diritti amministrativi e patrimoniali connessi.
Considerando uno scenario positivo per la società "Alpha Spa", supponiamo che le azioni aumentino di valore dopo un anno: passando da 10 euro a 15 euro. L'investitore vedrà incrementare di 500 euro la sua posizione e potrà valutare di vendere le proprie azioni per beneficiare di tale aumento.
3. I derivati
3.1 I derivati: definizione e tipologie
I derivati sono dei prodotti finanziari complessi generalmente utilizzati dagli investitori professionali per svolgere attività di arbitraggio e di speculazione. Spesso sono impiegati come strumento di copertura al fine di ridurre il rischio legato alle oscillazioni di prezzo di un portafoglio preesistente.
Il valore di uno strumento derivato proviene dall'andamento di un altro asset definito "sottostante" che può essere un'obbligazione, un'azione, una materia prima (come il petrolio) o un indice finanziario. In altre parole, il derivato permette di esposi al sottostante senza che quest'ultimo sia materialmente oggetto di una compravendita.
Data la complessità di tali investimenti, per stimare il valore di un derivato sono necessarie analisi statistiche che individuino, con una certa probabilità, i vari futuri sviluppi del sottostante.
I prodotti derivati sono i Contratti a termine, gli Swap e le Opzioni.
3.2 I derivati: i Contratti a termine
Il contratto a termine è un accordo di compravendita, che ha per oggetto un sottostante nel quale le due parti decidono in anticipo le condizioni della compravendita stessa (prezzo, quantità e data di consegna del sottostante).
Il profilo di rischio/rendimento del contratto a termine è determinato dalle possibili variazioni di prezzo del sottostante: l'acquirente (chi acquista il sottostante alle condizion già fissate) riceve beneficio dal contratto quando, alla consegna, il valore del sottostante risulta maggiore di quello determinato nell'accordo. Naturalmente, tale situazione è svantaggiosa per il venditore, il quale auspica in un deprezzamento del sottostante.
I tipici contratti a termine sono i Contratti Forward e i Contratti Future. La distinzione tra i due riguarda il mercato in cui vengono scambiati. I Forward sono stipulati fuori dai mercati regolamentati mentre le contrattazioni dei Future avvengono sui mercati regolamentati.
3.3 Caso pratico: i contratti a termine
Immaginiamo che un agricoltore che produce grano, per far fronte ad un possibile calo del prezzo del grano decida di ricorrere ad un contratto a termine così da bloccare il prezzo di vendita per i prossimi 10 mesi. Il contratto a termine prevede che 100 quintali di grano tra 10 mesi vengano venduti a 30 euro al quintale (è previsto un ricavo di 3.000 euro). Supponiamo ora che, trascorsi 10 mesi, il prezzo del grano sia sceso a 28 euro al quintale.
In questo esempio, grazie al contratto a termine, l'agricoltore ha ottenuto un guadagno maggiore rispetto a quello che avrebbe conseguito nel caso non avesse sottoscritto questo derivato.
3.4 I derivati: gli Swap
Lo Swap è un contratto in cui due soggetti si accordano per scambiare tra di loro flussi di cassa in momenti prestabiliti e, come nei Forward, tutto ciò avviene over-the-counter. L'ammontare dei pagamenti è determinato dal valore del sottostante. Sono proprio le variazioni dei flussi periodici a definire il profilo rischio/rendimento.
In base al tipo di sottostante, si possono identificare le seguenti categorie di Swap: gli Interest Rate Swap, che hanno come sottostante i tassi di interesse; i Currency Swap, fondati sulle valute; gli Asset Swap, che hanno come sottostante un titolo di debito; i Credit Default Swap, che hanno come sottostante il merito creditizio di un emittente.
3.5 Caso pratico: gli Swap
Supponiamo che due soggetti "A" e "B" sottoscrivano un accordo per scambiarsi trimestralmente flussi di cassa che derivano dalle movimentazioni dei tassi di interesse (Interest Rate Swap) calcolati su un capitale nozionale (capitale fittizio) di 10.000 euro. Immaginiamo che il soggetto "A" paghi al soggetto "B" un tasso fisso e che riceva da "B" un tasso variabile. La differenza tra i due tassi esprime l'ammontare dello scambio che dovrà essere effettuato dopo il primo trimestre: se il tasso fisso è maggiore del tasso variabile (3% contro un 2%) il soggetto "A" dovrà corrispondere a "B" la differenza tra i due tassi, ovvero 100 euro (1% calcolato su 10.000 euro).
3.6 I derivati: le Opzioni
Le Opzioni sono dei contratti che conferiscono, a chi li sottoscrive, il diritto (non l'obbligo) ad acquistare (nel caso dell'opzione call) o a vendere (nel caso dell'opzione put) una certa quantità di sottostante a un prezzo prestabilito (prezzo di esercizio). Si parla di "Opzione Europea" se il diritto di acquisto o di vendita deve essere esercitato in una data precisa e predeterminata (scadenza), diversamente, quando l'opzione può essere esercitata in qualsiasi momento prima della data di scadenza vene detta "Opzione Americana".
Il soggetto che compra l'opzione (opzione call o put), paga un premio al venditore. Il venditore dell'opzione, ovvero la parte che percepisce il premio, è obbligato a vendere o ad acquistare il bene sottostante nel caso in cui il compratore decida di esercitare l'opzione.
Il rendimento per chi esercita l'opzione call è dato dalla differenza tra il prezzo corrente e prezzo di esercizio. Nel caso dell'opzione put il guadagno deriva dalla differenza tra il prezzo di esercizio e prezzo corrente.
3.7 Caso pratico: le Opzioni
Supponiamo che un investitore voglia acquistare in futuro 100 azioni della società "Alpha Spa" e che attualmente il prezzo della singola azione è di 15 euro. Prevedendo un incremento del valore delle azioni, l'investitore decide di acquistare un'opzione call, il cui costo è di 2 euro per azione con scadenza a tre mesi, per beneficiare del rialzo atteso.
Immaginiamo che dopo 2 mesi l'investitore decida di esercitare l'opzione, poiché il prezzo dell'azione ha raggiunto i 20 euro, e di vendere le azioni appena acquistate.
L'investitore così facendo riesce ad ottenere un vantaggio economico di 300 euro, dato dalla differenza tra il prezzo corrente (2.000 euro), il prezzo di esercizio (1.500 euro) e il premio (200 euro).